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Lo sai che gli “asini” possono volare? Convivere con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) rientrano tra i cosiddetti Disturbi del neurosviluppo, ossia quelle condizioni cliniche che hanno un esordio molto precoce -vale a dire nelle prime fasi dello sviluppo- e che sono caratterizzati da deficit che possono compromettere il funzionamento personale, sociale, scolastico o lavorativo dell’individuo. Tali disturbi, si contraddistinguono principalmente per la persistente difficoltà di apprendimento delle abilità scolastiche (lettura, comprensione, scrittura e sillabazione, calcolo aritmetico e ragionamento matematico). Queste difficoltà non sono transitorie ma risultano, appunto, persistenti: nei bambini e negli adolescenti, questo concetto fa riferimento ad un ristretto progresso nell’apprendimento registrato in un periodo di almeno 6 mesi, nonostante tutti i potenziali aiuti messi a disposizione oltre l’orario scolastico.

I DSA maggiormente riscontrati sono quattro:
Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia.
Vediamoli nello specifico.

Il termine Dislessia, in generale, fa riferimento ad una compromissione della capacità di lettura. Nello specifico, indica una difficoltà legata alla facoltà di riconoscere accuratamente le parole e di pronunciarle (durante la lettura) in modo fluente; inoltre, si evidenziano scarse abilità di decodifica e di spelling (sillabazione), ma anche una difficoltà nella comprensione del testo o del ragionamento matematico. Questo non vuol dire che un bambino o un ragazzo non possano leggere o scrivere ma, certamente, avranno un maggior dispendio di energie perché non riusciranno a farlo in maniera automatica e naturale come gli altri.

La Disgrafia e la Disortografia, fanno entrambe riferimento alla sfera dell’espressione scritta ma, evidentemente, presentano delle differenze. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un disturbo legato alla grandezza delle lettere e alla distanza tra queste, perciò, i soggetti che ne sono affetti mostrano capacità di scrittura inferiori rispetto ai coetanei con eguali Quoziente Intellettivo e livello d’istruzione. La Disortografia, invece, denota l’incapacità di assimilare le regole grammaticali, per cui il soggetto omette lettere, inverte i grafemi e commette errori ortografici. La compromissione della scrittura, dunque, riguarda un’imprecisione nella compitazione, nella grammatica, nella punteggiatura ed una disorganizzazione nell’espressione scritta.

Con il termine Discalculia, infine, si indica quella condizione in cui è presente una compromissione della capacità di calcolo e, nello specifico, difficoltà ad attribuire un adeguato significato al concetto di numero, difficoltà legate alla memorizzazione di concetti aritmetici, ad effettuare calcoli accurati e fluenti e, nondimeno, a svolgere correttamente ragionamenti matematici e ragionamenti a parole.

L’esordio, il riconoscimento e la diagnosi dei DSA, solitamente si verificano durante gli anni delle Scuole Elementari quando, per l’appunto, viene richiesto ai bambini di imparare a scrivere, a leggere e a calcolare. Tuttavia, alcuni precursori di questi disturbi sono già visibili in età pre-scolare: ritardi o deficit nel linguaggio, difficoltà con le rime o con il conteggio dei numeri, difficoltà con le abilità motorie fini richieste per poter scrivere, oppure manifestazioni comportamentali come, per esempio, un comportamento oppositivo o una massiccia riluttanza nell’impegnarsi ad imparare, potrebbero essere direttamente collegati ad un disturbo di questo tipo.

Di fronte ad una diagnosi del genere, i genitori potrebbero non solo sentirsi disorientati, ma potrebbero provare anche un grande senso di impotenza, trovandosi impreparati di fronte al problema. Non di rado, invero, emergono ansie e frustrazioni che, inevitabilmente, si riversano sul proprio figlio. Quest’ultimo, dal canto suo, spesso si sente invaso da un profondo senso di fallimento, accompagnato da bassa autostima, da stati ansiosi e da umore depresso: tutto questo, con il passare del tempo, potrebbe condurre all’isolamento sociale, a problematiche con il gruppo dei pari e, soprattutto, all’abbandono scolastico. Allora cosa fare?

Nonostante i bambini e i ragazzi che ne sono affetti non presentino disabilità particolari, i DSA potrebbero rendere difficile la loro vita se non adeguatamente e prontamente aiutati; il primo passo fondamentale, dunque, è rappresentato proprio da una diagnosi precoce: grazie alla diagnosi, infatti, i soggetti che presentano queste problematiche hanno diritto ad utilizzare strumenti didattici e tecnologici di tipo compensativo e dispensativo, in modo tale che possano essere supportati durante le lezioni e lo svolgimento di prove valutative.

Oltre ad attuare un trattamento pratico specifico e individualizzato, volto ad integrare e a compensare le carenze del bambino o del ragazzo, è fondamentale anche offrire un “contenitore” per la sua sfera emotiva. I DSA, infatti, possono avere una forte ricaduta psicologica su chi ne è affetto (e sulla sua famiglia). È importante, dunque, che genitori e insegnanti lo elogino per i suoi piccoli successi, mostrino empatia e comprensione nei suoi confronti, ripongano fiducia in lui senza colpevolizzarlo, evitino i confronti con i compagni, risparmino le punizioni rispetto all’andamento scolastico e potenzino la sua autonomia (scolastica ed extrascolastica): tutto ciò lo aiuterà a mantenere alta la motivazione e, in modo particolare, egli riuscirà gradualmente ad aumentare i propri livelli di autostima, acquisirà maggiore sicurezza in se stesso e si ridurrà il rischio di abbandono scolastico e dei sintomi depressivi concomitanti.

Coloro che presentano queste difficoltà, insieme alle loro famiglie, sperimentano soprattutto vissuti negativi, poiché tendono a focalizzare la propria attenzione su ciò che “manca” nel soggetto, piuttosto che sulle qualità possedute. Le persone con DSA, invece, sono molto dotate ed hanno un forte potenziale creativo e produttivo. Alcune di loro sono davvero “geniali”. Per esempio, lo sapevate che Napoleone Bonaparte, Tom Cruise, Leonardo da Vinci, Walt Disney, Albert Einstein, Galileo Galilei, Wolfgang Amadeus Mozart, Pablo Picasso, e tanti, tanti altri personaggi di fama mondiale fossero dislessici? Ebbene sì. Loro, proprio loro, sono l’esempio che gli “asini” possono volare… ed anche molto in alto!


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Dott.ssa Psicologa Psicoterapeuta Maria Teresa Allemma

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